“La mia prima volta con Fabrizio De André. 305 storie” a cura di Daniela Bonanni e Gipo Anfosso – Ibis ed.
Raccontare la storia della propria, personale “iniziazione” a Fabrizio De André: come-dove-quando con chi è successo … Riannodare i fili della memoria: la Buona Novella mischiata ai sampietrini nel tascapane di un fratello barricadero, quel primo contatto in seconda elementare con i papaveri rossi e il soldato Piero, verso l’avventura con Anime Salve … e molto altro ancora
Dopo il successo della prima edizione, stiamo progettando una seconda edizione ampliata con nuove storie e nuovi testi che, per ora, pubblichiamo nel blog : http://primavoltacondeandre.tumblr.com e sulla pagina facebook. Inviate testi brevi, mezza pagina, più o meno, non oltre i 1700 / 1800 caratteri, a: danielabonanni52@alice.it ; gipoanfosso@alice.it . Entro fine estate.
E passateparola!
Ecco il mio contributo:
Il mio incontro con Fabrizo De Andre’ fu all’inizio quello fugace e sfuggente di una canzone che ti appare durante la Messa Beat come la Buona Novella oppure con La Canzone di Marinella mentre sei in gita con la scuola e guardi quella, proprio quella, che pero’ pare non interessarsi a te. Senza capire bene chi fosse Fabrizio De Andre’, ancora alla eta’ della scuole medie inferiori, ma cogliendo la bellezza e l’innovazione di quelle due prime canzoni.
Ma l’incontro vero e’ stato quello con il disco Storia di un Impiegato che comprai al negozio di dischi sotto casa a Faenza, uno dei miei primi dischi in vinile, convinto dall’aura del personaggio e dal fatto che le sue principali canzoni facevano parte costante delle feste con la chitarra con falo’ e non dell’epoca dei ragazzi piu’ grandi..
Comprato a scatola chiusa, Fu vero e proprio colpo di fulmine e quello per me resta il capolavoro musicale e politico di Fabrizio De Andre’, al contrario di tutto quello che ne pensa la critica , i fan piu’ esperti e credo anceh lo stesso De Andre’. Era tutto un altro De Andre’ che mi colpi’ piacevolmente e mi turbo’ non poco fino in fondo nell’era delle inquietudini adolescenziali sociali e politiche.
Un disco in cui vi erano descritti tutti i passaggi dell’individuo verso la presa di coscienza sociale e politica, toccando i temi del Maggio e del Terrorismo, facendolo diventare un percorso individuale in un album concept sul protagonista che passa dall’essere un oscuro impiegato fino ad arrivare in carcere come terrorista pentito capace di raccontare in ogni singolo brano tutti i drammi , le laceranti contraddizioni, la voglia di lotta confusa e incerta e spesso condotta in modo errato e le tante battaglie di eguaglianza sociali e civili dell’epoca: una manifesto muiscale, serppu magari confuso e anarchico, che nessuno e’ mai riuscito ad eguagliare per la sua grande verita dove veniva prima l’uomo degli slogan.
Un disco che contiene un canzone Il bombarolo: un vero e proprio capolavoro di una sorta di cantautorato punk incendiario anarchico di lotta senza arte ne’ parte ma totalmente unico e irripetibile ceh non poteva non colpire al cuore.
Un disco consumato come un libro nella mia stanza mille e mille volte permettendomi di riflettere, attraverso ogni singola nota e parola, fino in fondo dull’epoca che stavo attravarsando con Lotta Continua sul comodino e le Feste all’Oratorio con le canzoni dei cantautori di protesta dell’epoca: un disco che mi ha fatto capire la strada giusta da intraprendere. Certo poi ci furono Rimini Rimini e il grandissimo Creuza de Ma ma nessun disco come Storia di un Impiegato mi ha colpito così nel profondo del mio intino.
Mi candidai all’ITC Oriani di Faenza così poi alla prima elezione studentesca dei “ rivoluzionari “ Decreti Delegati, ottenuti grazie alle battagliae del ’68, soprattutto, ma anche da parte del Governo per arginare il fenomeno del movimento giovanile del ’77, che come tali già non venivano accolti con benevolenza dalla estrema sinistra ma che secondo me invece avevano poi un modo comunque utile di contribuire al miglioramento della scuola e della condizione degli studenti. Cosa che feci e di cui mi occupai
Grazie anche a Fabrizio De Andre’ ea d uno dei suoi dischi forse piu’ brutti per la critica, ma per me uno dei piu’ belli, formativi, educativi e riusciti per i testi e per le musiche e per essere uscito proprio nel giusto momento di un passaggio cruciale della societa’.
Giordano Sangiorgi / Organizzatore del MEI