Chi l’avrebbe detto, che una società italiana appartenente a un comparto già considerato fragile di per sé – quello discografico – operante su un mercato considerato globalmente tra i più asfittici – e i report sull’andamento del PIL del primo trimestre, con conseguenti fibrillazioni al rialzo dell’indice Btp/Bund, sono lì a dimostrarlo – potesse conseguire risultati tale da portarla ad essere presa a esempio mondiale di buona e lungimirante gestione? A guadagnare l’applauso degli osservatori internazionali è stata la BMG Italy, divisione autonoma della multinazionale BMG Rights Management, che nell’ultimo anno – nonostante la crisi finanziaria globale – ha saputo consolidare il proprio bilancio vedendo salire i propri guadagni di quattro punti percentuali a 117, 6 milioni di euro.
Le stime, che parlano di una crescita pronta a continuare anche per tutte il 2014, fanno pensare ad un modello – quello adottato dalla filiale italiana, una sorta di ibrido tra etichetta e società di edizioni – capace di sconfiggere la congiuntura, e quindi potenzialmente esportabile con successo anche in altri contesti: “BMG Italy ha iniziato a operare nel 2009, quando la crisi del settore aveva già raggiunto il suo picco”, ricorda Dino Stewart (nella foto), a capo della filiale italiana del gruppo, uno dei dodici distaccamenti sparsi nel mondo che riferiscono al quartier generale di Berlino, “Non abbiamo dovuto ripensare la nostra strategia, perché abbiamo deciso di iniziare con un modello di business totalmente diverso, ovvero quello di essere una società internazionale di edizioni pronta a basare la propria operatività – e la propria collaborazione con artisti e autori – sulle opportunità offerte dalle nuove tecnologie”.
Interessante, da questo punto di vista, è analizzare il caso di Giorgia, che con il suo ultimo album,“Senza paura”, pubblicato lo scorso novembre, ha rappresentato una delle operazioni discografiche della passata stagione: la cantante romana ha una sua società di edizione, la Girasole, che ha un accordo editoriale con la BMG Italy. Nell’album sono presenti una varietà di autori sotto contratto con la BMG, dagli americani Busbee e Norma Jean Martine alla danese Viktoria Hansen. In pratica, un team internazionale concentrato su un progetto locale. Una formula già collaudata con “#prontoacorrere” di Marco Mengoni, album che venne certificato doppio disco di platino che tra i crediti vanta i nomi dei tedeschi Toby Gad e Matthias Max e dello svedese Amir Aly: la parola chiave, spiega Steward, è eclettismo. “Gli autori americani lavorano in modo molto diverso dai loro colleghi italiani”, spiega il discografico: “Innanzitutto, riescono a spaziare tra i generi: possono scrivere 10 pezzi blues, 10 pezzi pop e 10 pezzi dance. Busbee, per esempio, mentre in Italia era al numero uno con Giorgia, negli USA era al numero uno coi Lady Antebellum. In Italia, invece, gli autori scrivono solo pensando al mercato italiano, e a un solo genere”.
Una visione più votata al panorama internazionale ha permesso alla BMG Italy di ottenere ottimi risultati anche sul fronte sincronizzazioni: “No, sul quel versante la crisi non l’abbiamo sentita”, conferma Stewart, “Anzi, le pubblicità sul Web stanno incrementando i profitti. Poi in Italia c’è una scena cinematografica indipendente molto vitale: ecco perché abbiamo scelto di dedicare risorse – in termini di personale – a questo indirizzo. C’è poi un’altra ragione: nelle pubblicità televisive, in Italia, si tende ad usare brani in inglese perché – rispetto a quelli cantanti in italiano, quindi comprensibili al pubblico – tendono a non spostare l’attenzione dell’ascoltatore dal brand al significato del testo. Ecco perché il repertorio locale è preferito dalle produzioni cinematografiche rispetto a quelle televisive”.
Il flusso non va solo dal mondo allo Stivale, ma compie anche il percorso inverso: basti pensare al duo di autori torinesi dei Sweet Life Society ha infatti lavorato al disco della cantante cubano-americana Mayra Veronica, che verrà pubblicato a breve dalla Syco, etichetta del patron di X Factor Simon Cowell. E, sempre dall’Italia, è arrivata una compilation di versioni nella lingua di Dante di classici come “Raindrops keep fallin’ on my head” e “Walk on by”, hit firmate di Burt Bacharach, gigante del pop a stelle e strisce legato dal 2012 alla società diretta da Stewart. Un lavoro, questo, reso possibile dalla conoscenza personale dei propri assisititi: “Incontrarsi è fondamentale per costruire relazioni solide, e per lavorare meglio. Può capitare che ai nostri creativi serva un’autorizzazione per l’utilizzo di un brano nel giro di sei ore: in casi come questi alzare il telefono, parlare direttamente coi titolari dei diritti e mettere a punto accordi vantaggiosi per tutti semplifica molto le cose.
(Juliana Koranteng)