Scrivo perché ho una storia da raccontare. E’ la storia di un operaio, uno come tanti, che ritorna a casa dopo quattro anni di lavoro al Nord. E’ la storia di un ritorno ma anche di un nuovo inizio. Perché tornato al Sud, nell’assolata Foggia, Nicola conosce una persona che cambierà per sempre la sua vita, entrandone a farne parte intimamente, profondamente. Nicola ha meno di trent’anni quando un amico gli propone di passare un pomeriggio a casa di un vecchietto. Questo vecchietto è Matteo Salvatore. Vive in una casa modesta in un vicolo del centro di Foggia e appena conosce Nicola si convince che deve rivederlo e deve insegnargli a suonare la chitarra. Ancora non so spiegarmi come sia stato possibile che Nicola abbia imparato a suonare senza sapere nemmeno, fino ad allora, cosa fosse una chitarra. Tra i due si instaura da subito un bel rapporto fatto di pomeriggi passati a casa di Matteo Salvatore e di viaggi in giro per l’Italia. Matteo Salvatore ha regalato la sua chitarra a Nicola quasi come fosse un passaggio di testimone. Matteo Salvatore è stato il suo maestro ed oggi Nicola Briuolo è il suo unico allievo. Penso che la ricchezza di Nicola, l’eredità che gli ha lasciato Matteo sia non solo nelle tecniche di arpeggio ma nella grande capacità interpretativa delle sue canzoni: le ha ascoltate direttamente dalla viva voce del suo maestro, le ha interiorizzate, le ha assorbite. Oggi di Matteo Salvatore restano le canzoni che vengono portate sui grandi palchi da grandi artisti (da Capossela a Ovadia). Ma c’è ancora un pezzetto di lui che vive ed è Nicola. E penso che questa sia una occasione da non perdere, una ricchezza da custodire, una storia da raccontare.
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