Campus Mei: In-Formazione musicale // ”L’eleganza del disco”, la rubrica di Francesca Amodio: intervista a Lo Zoo di Berlino e recensione di “Light” di Rossano Baldini
Lo ZOO di Berlino, “RIZOMA – ELEMENTS” – Intervista
Nel vostro disco d’esordio “Rizoma – Elements” figurano collaborazioni importanti, da Elio a Patrizio Fariselli, passando per Dario Fo. Come nascono questi illustri incontri?
Per Lo ZOO di Berlino è forte l’attitudine dello stare insieme, del “fare collettivo”. Seppur il nostro percorso provenga da lontano, abbiamo sostanzialmente lavorato dietro le quinte. Quindi “RIZOMA-ELEMENTS” è a tutti gli effetti un esordio. E per tale occasione abbiamo voluto festeggiare ospitando i nostri maestri, riferimenti culturali, amici, per comunicare un altro aspetto a noi caro: la rete, il “fare rete”, oltre ed al di là di quella internet, ma anche di relazioni umane e non solo digitali.
Lo ZOO di Berlino non è solo un gruppo ma è anche un consorzio, un laboratorio creativo che sforna produzioni musicali di artisti emergenti e non solo. Com’è nata questa idea?
Il nostro gruppo ha ideato una cosiddetta “crew” composta da musicisti, tecnici ed operatori del settore culturale in genere, non solo musicale. L’idea nasce fondamentalmente da una necessità sociale, da un desiderio di aggregazione, per divertirsi, crescere, imparare attraverso lo scambio di esperienze, ma anche, ingenuamente, con l’idea di fare la rivoluzione a suon di mazzate rock. Ci siamo resi conto che da soli non si va da nessuna parte. Così dal gioco siamo passati all’idea di costruire una struttura professionale che fosse anche al servizio di altri.
Recentemente avete avuto la possibilità di musicare un testo di Cristiano Godano dei Marlene Kuntz. Che esperienza è stata e come avviene il processo di scrittura musicale partendo da un testo scritto non da voi?
L’esperienza, condivisa anche con Marcello Ravesi, de L’ipotesi di Aspen, oltre che divertente è stata anche molto formativa, perché si è trattato di trascendere la parola dal suo significato, per immergersi in essa ed in esse nel loro significante, il loro suono, andando a scovare allitterazioni e vari giochi linguistici per ricavarne il loro ritmo, per poi farsi trascinare da esse ed inseguirle con il proprio strumento. Un’operazione di grande condivisione ed eleganza che contraddistingue da sempre i grandi Marlene Kuntz.
Fra i vostri ascolti musicali, c’è qualche artista, magari ancora non molto conosciuto, che vi sentireste di consigliare?
Oltre ai romani e già citati L’ipotesi di Aspen, maestri, senza esagerazione, della parola a servizio della musica, ascoltiamo molto i Rumore Rosa, un quartetto toscano, elettrico e sintetico, abile nella scrittura di canzoni che poi condiscono con testi impegnati parlando del loro semplice quotidiano. Un’altra band romana molto brava che sta lavorando al suo debutto ufficiale, sono gli Ignorantia Legit. Oppure da Bologna, le Diva Scarlet, attualmente in un tour in Europa, La Batteria, Mokadelic, Il Muro del Canto. C’è davvero molto fermento in giro, musicalmente parlando.
Con quale artista del passato vi sarebbe piaciuto fare un disco?
Forse l’unico che mette insieme tutta la musica, dall’intrattenimento pop all’avanguardia, passando per rock, elettronica, jazz, è Frank Zappa. Ma non ci sarebbero dispiaciuti neanche gli Who, i Beatles e i Beach Boys!
Quali sono i vostri prossimi obiettivi?
Promuovere il nostro nuovo Ep, “DIAL POP”, di prossima uscita, che vede nuovamente la partecipazione di altri nomi illustri, tra cui Howie B, produttore per Bjork, U2, Tricky, Marlene Kuntz, e che ha prodotto un remix di SU.SY, brano d’apertura di RIZOMA-ELEMENTS.
Francesca Amodio
Rossano Baldini, “Light” – Recensione
“Leggerezza come controllo del peso, contrario di superficialità. […] Leggerezza è liberazione dalla pesantezza, dall’inerzia, dall’opacità del mondo. Fine ultimo di uno scrittore e forse di ogni artista”.
Scomoda Italo Calvino e le sue “Lezioni americane” il musicista capitolino Rossano Baldini come dichiarazione programmatica di quel concetto che andrà poi sviscerando lungo le otto tracce del suo secondo lavoro intitolato “Light”, prodotto da Baldini e Albore Jazz Records.
Otto brani pilastri della tradizione dell’elettronica mondiale (si va da Bjork ad Aphex Twin, dai Kraftwerk agli Autechre passando per Alva Noto e Ryuichi Sakamoto) finemente rielaborati, spogliati e rivestiti di nuova, per l’appunto, leggerezza, in un lavoro di semitotale improvvisazione musicale supportato da musicisti che hanno messo a servizio della pregevole operazione il loro proverbiale eclettismo quali Gianluca Petrella (trombone), Pierpaolo Ranieri (basso elettrico, fx) e Michele Rabbia (batteria, percussioni, live electronics), oltre naturalmente allo stesso Baldini (piano, sound design).
Un lavoro assolutamente interessante, ben confezionato, coraggioso ed audace e altrettanto rispettoso delle aspettative alte ed a tratti complesse, che Baldini e i suoi risolvono con soluzioni a cavallo fra tradizione e avanguardia, che porta al risultato finale di una rilettura raffinatamente ragionata di un certo tipo di elettronica moderna.
Inoltre, tutte le tracce si presterebbero perfettamente a colonne sonore per il cinema, branca a cui non a caso infatti Baldini è già prestigiosamente avvezzo e i cui echi ipnotici e trascinanti non manca di riversare nelle note di questo progetto amabilmente ben riuscito.
Tracce migliori: “Pleasure Is All Mine”, “Das Model”, “Light”
Voto: 8
Francesca Amodio