Campus MEI: in-formazione musicale // Dal blog di Pasquale Rinaldis – Post Pop Depression: l’Iggy Pop che non ti aspetti
Considerato ilpedigree dei soggetti coinvolti nella realizzazione di Post Pop Depression, il nuovo album di Iggy Pop, ci si sarebbe aspettati un soundmolto più Hard rock. E invece le nove canzoni che compongono il disco hanno sì un appealpoco commerciale, ma mancano le schitarrate desertiche alla Josh Homme (anche se le atmosfere stoner si avvertono) o raw power, avendo in squadra uno come Dean Fertita dei Dead Weather e Matt Helders degli Arctic Monkeys. Già perché l’Iguana del rock, da sempre poco avvezzo a curare gli aspetti relativi alla produzione – è risaputo che fu grazie a David Bowie se il buon Iggy ha potuto fare un salto di qualità – si è affidato all’estro e alle capacità organizzative del leader dei Queen of the Stone Age, Josh Homme, per dar lustro al nuovo, e forse ultimo, capitolo della sua straordinaria carriera fatta di grandi successi, ma anche di cocenti delusioni. Emblematica è la foto in bianco e nero in cui Josh e Iggy sono ritratti mano nella mano e sembra dedicato a lui il verso contenuto nel brano Gardenia: “And just when I thought I could get Gardenia out of my mind, you come into my life. I guess we’re all fucked”.
Post Pop Depression, il diciassettesimo della carriera, è il miglior album solista di Iggy Pop tra quelli prodotti almeno negli anni 2000. Il sound è a tratti cupo e le atmosfere cineree, la voce strascicata si cala bene nelle atmosfere sorretto dall’incedere della sezione ritmica come in Break Into Your Heart, In The Lobby o German Days.
Continua a leggere sul Fatto Quotidiano il blog di Pasquale Rinaldis.