Upcast puntata #05 – Francesco Motta/Grammophone/Bologna Violenta
Dopo la straordinaria esperienza crossmediale di Studio XXXV Live, format musicale andato in onda Tv su Sky Arte Hd, on air grazie a Radio Popolare Network, sul blog CheFuturo.it specializzato in social innovation, su YouTube con circa 50 videoclip in formato “minisnack” per una facile fruizione dagli smartphone, tablet ecc. e su Deezer con i singoli brani live, la startup innovativa XXXV rilancia con “UpCast”, un podcast fatto su/con/per WhatsApp, distribuito dal Meeting delle Etichette Indipendenti, ogni mercoledì, sul sito www.giordanosangiorgi.meiweb.it.
Nel 1975 c’è chi cantava “La musica muore” ed oggi, momento storico segnato da una fase di grande cambiamento, è “urgente” e “necessario” trovare formule altre per godere dell’arte in generale: Abbiamo il “tempo” tra le mani… viviamolo.
UPCAST intende favorire la libera circolazione di un discorso non “SU” ma “CON” i protagonisti della nuova musica italiana per capire, insieme, le motivazioni di comunità e fans per la condivisione di materiali e per ricostruire reti sociali che colleghino le persone attraverso lo scambio di un certo tipo di musica.
In ogni appuntamento, in onda due brani scelti tra le novità musicali più interessanti ed intervista a un ospite, che risponde ad alcune domande direttamente dal microfono di WhatsApp.
Tanti i protagonisti con i quali abbiamo avuto un confronto 2.0 (Majakovich, Dellera, Gianni Maroccolo, Andrea Rock e Giulia Salvi di Virgin Radio) ed in occasione della puntata #05 ad aiutarci a comprendere in che direzione stia andando la musica, relativamente al senso d’essere autori oggi, è Nicola Manzan (nel reale… o forse surreale, BOLOGNA VIOLENTA). Polistrumentista d’avanguardia, gli abbiamo “girato” le domande di alcuni iscritti alla “chat della redazione virtuale” del format (il numero per farne parte è 334 2331058)
Elio domanda a Manzan quali siano le “frustrazioni, sogni infranti, ingiustizie che alimentano, ogni giorno, l’odio per ciò che gli sta attorno”.
Poi Antonio, quanto sia stato utile collaborare con artisti del calibro de “Il Teatro degli Orrori” e “Baustelle”… ed infine Marianna che, evidenziando il declino del mercato musicale, si (e gli) chiede cosa lo spinga a credere, oggi, nei sui progetti.
In effetti, UpCast, è anche un modo per avvicinare il pubblico a chi la musica la fa.
In questo appuntamento, come consuetudine, in rotazione due realtà sonore di grande spessore: Francesco Motta (già Criminal Jokers e strumentista per Nada, Truppi ecc.) che con “Prima o poi ci passerà”, ci presenta il suo lavoro solista dal titolo “La fine dei vent’anni”, coprodotto con Riccardo Sinigallia.
A seguire i Grammophone, band campana ma dalle ispirazioni sonore nordiche che, con momenti melodici ed ammalianti e poi veri e propri sbalzi di ritmica psichedelia, è capace di assumere una connotazione propria anche grazie ai testi davvero “ben scritti” e cantati. Ci “suonano” “Treno in Cmin”.
“If it doesn’t spread, it’s dead”.
Quel che non si diffonde è morto. Lo slogan del mediologo Henry Jenkins ci consiglia un solo hashtag: #UpCast:)