Analisi di Luca De Gennaro su Coachella: un festival dove vince il brand
Avete visto il Coachella? Il festival più fico dell’anno ha chiuso i battenti poche ore fa, stamattina verso le 8 (erano le 11 di sera a Indio, California del Sud) con il concerto di Drake, che abbiamo visto in streaming mentre facevamo colazione. Per 3 giorni un canale dedicato su YouTube, che a sua volta comprendeva 3 canali, ritrasmetteva sia in diretta che in differita le performances dai vari palchi (streaming sponsorizzato da T-Mobile), insieme a interviste dal backstage e immagini della splendida “location” nel deserto, delle favolose installazioni artistiche, della gente più figa del mondo, felice e sorridente. Questa è la vera specialità del Coachella, che lo distingue rispetto a tutti gli altri festival musicali, la figaggine della gente, lo stile, lo “swag”, e i canali tv online del festival sottolineano in continuazione questo vincente aspetto di marketing. “You go to see the people, not the bands”, come sintetizza il sempre arguto blogger Bob Lefsetz. Parlando di festival musicali (uno dei nostri argomenti preferiti) abbiamo sempre sottolineato come quelli più prestigiosi non si basino sull’headliner per vendere i biglietti, ma sulla personalità dell’evento, sulla atmosfera che una line up coerente evoca nel pubblico. “Vado perchè se questi sono gli artisti che suonano so di trovare gente simile a me”. Questo vale per Glastonbury, Primavera Sound, Bonnaroo, Austin City Limits, Lollapalooza etc. Il Coachella fa un ulteriore passo: ormai si prescinde anche dalla line up. Il Coachella è un mondo a parte, il paradiso degli hipster al sole, la bellezza ostentata, lo stile, la moda, l’immagine, la gioventù. Nei due weekend del Coachella il movimento è quasi più ai bordi delle piscine dei “resort” intorno a Palm Springs di quanto sia di fronte ai palchi del festival. Nei giorni scorsi Billboard mandava filmati Periscope dal giardino di un grand hotel dove faceva interviste agli artisti e mostrava bellezze in bikini che bevevano cocktail senza neanche sognarsi di alzare dalle sdraio i sederini per andare vedere un concerto. L’immagine del festival rock come polverosa destinazione di fans sudati che sgomitano per arrivare alla transenna è una cosa del passato. Il Coachella è, di per sè, l’attrazione. Non importa chi c’è sul palco. Tanto è che due anni fa lo show tv di Jimmy Kimmel intervistava i ragazzi che entravano al festival chiedendo opinioni su band dai nomi inventati, ricevendo risposte come “Non vedo l’ora di vederli suonare!”. link_youtube
Dal punto di vista musicale, comunque, viene fatto un lavoro di booking straordinario. Chi seleziona le band (quasi 100) che suonano nei 3 giorni è un pool di superesperti che riesce a raccogliere la maggior parte degli artisti che contano nel mondo della nuova musica rock, dance, indie, rap, insieme a veterani che si riformano (quest’anno Ride e Bad Religion tra gli altri), “superstar dj” (quest’anno Guetta, Axwell ^ Ingrosso, Alesso…) e 3 headliners di estrazione diversa (quest’anno AC/DC, Jack White, Drake). Il pubblico sa che al Coachella troverà il meglio di quello che la musica può offrirti oggi e si fida, e il festival diventa anche, per i curiosi della musica, una piattaforma per scoprire nuovi talenti. In questi giorni ad esempio abbiamo notato artisti come Haerts, Lights, Gaslamp Killer ed altri. Ma anche se non vedi niente, se passi 3 giorni a guardarti intorno, se ti aggiri tra i palchi e guardi 10 minuti di ogni concerto, al Coachella passi un weekend fantastico in mezzo a gente che ti assomiglia. Il Coachella è più importante di chi ci suona. E’ molto più strategico per Drake e Jack White essere headliners del festival di quanto sia per il festival averli in cartellone. Le palme, la grande giostra, il tramonto sulle montagne rocciose del deserto californiano sono parte integrante dell’immagine, dell’esperienza del Coachella, e quanto più il festival diventa “social”, quanto più lo puoi vedere in pigiama sul computer nella tua cucina di Milano, tanto più le immagini ti dicono “Guarda che meraviglia ti perdi a non essere qui” e ti fanno venire una voglia matta di andarci. Le foto che girano sul profilo Instagram del Coachella riescono a far diventare affascinanti anche i tubi dei palchi. Le interviste backstage sono registrate in riva ad un laghetto circondato dalla natura. In un momento nel quale i grandi headliners che da soli riempiono un festival scarseggiano, o comunque sono sempre gli stessi perchè una volta che hai avuto U2, Springsteen, Rolling Stones, McCartney, Jay Z, AC/DC, mica puoi ricominciare il giro ed essere schiavo dei loro cachet stellari, il fenomeno Coachella è la prova che un festival può diventare “brand” vincente. E se siete curiosi e avete un bel po’ di soldi, il prossimo weekend l’intero festival si replica, stesso posto, stesse band, stessi palchi, stessi orari. E ditemi che anche questo non è un colpo di genio.
Luca De Gennaro Fonte: Mtv