Le Nostre Rubriche // Exitwell in esclusiva per il Mei: Il futuro della musica e del suo pubblico
Lo scorso 18 giugno, nella sala convegni del Senato della Repubblica, è avvenuto un importante incontro, promosso da Audiocoop, Arci e Amici della Musica, dal titolo “La musica in mezzo al guado”. All’incontro hanno partecipato e sono intervenuti diversi esponenti di camera e senato (PD, SEL e Scelta Civica) ed è stata un’ottima occasione per portare le difficoltà della musica indipendente (e della musica in generale) all’interno delle istituzioni.
Durante l’incontro sono stati trattati molti temi a noi cari ed è stato fatto il punto su quella che è la situazione legislativa in ambito musicale, ma parleremo in un altro articolo dei temi trattati e del quadro che ne è uscito.
Nel corso dei vari interventi si è posta l’attenzione soprattutto alla situazione dal punto di vista degli operatori di settore, dai promotori alle etichette, agli stessi musicisti, quindi da parte (giustamente) di chi la musica la fa e la promuove. Poco si è parlato invece dell’altra parte, fondamentale, della medaglia, cioè di chi la musica la ascolta. Il pubblico.
Abbiamo già parlato, dalle pagine di ExitWell, della situazione del pubblico in Italia, un pubblico che (parliamo beninteso di musica indipendente) per una grossa fetta di artisti non esiste, per altri è poco attento, solo per alcuni è attivo e partecipativo.
Uno dei problemi fondamentali oggi in Italia è, a parer mio, la scarsa curiosità culturale nei confronti della musica nuova o emergente, come siamo abituati a chiamarla, quella musica cioè che non passa per i grandi canali di promozione, quella musica che non prevede un ascolto passivo, ma devi andarti a cercare nei piccoli locali o nelle rassegne promosse da quelle realtà che ogni giorno lavorano per la promozione di questo sottobosco. Mancanza di curiosità che è espressione di una ancora più scarsa cultura musicale.
È certamente molto importante lavorare in funzione di una più fluida produzione della musica, con interventi a breve termine che possano dare una sterzata forte ed immediata alla precaria situazione della musica italiana. La cultura musicale non si costruisce però durante le rassegne o gli eventi, è quindi importante lavorare parallelamente su interventi a lungo termine.
La cultura musicale si costruisce nelle scuole, le scuole di base, e non sto parlando di insegnare ai bambini a suonare il flauto dolce o a leggere uno spartito, parlo di crescere cittadini che abbiamo una coscienza musicale, una consapevolezza forte dell’importanza culturale e sociale della musica, integrando i corsi di musica con lezioni che vadano a spiegare la musica dal punto di vista sociale e culturale.
Stimolare una curiosità diversa nei confronti della musica nuova significa creare, di fatto, il pubblico di domani, un pubblico attento e partecipativo, linfa vitale per le future generazioni di musicisti, di produttori e di promotori musicali.
Francesco Galassi