Le Nostre Rubriche // Pasquale Rinaldis intervista Omar Pedrini
Pasquale Rinaldis, giornalista, è “appassionato- ascoltatore compulsivo – di musica”, e proprio di musica parla sul suo blog sul sito del Fatto Quotidiano. Ecco la sua intervista a Omar Pedrini:
“Se vuoi essere un poeta appoggia il tuo orecchio al suolo e ascolta il movimento della terra”. Il poeta beat Lawrence Ferlinghetti partecipa con queste parole, pronunciate in inglese, al nuovo disco di Omar Pedrini, ex Timoria, che torna sulle scene in veste di solista con l’album Che ci vado a fare a Londra? – Storie dal Pianeta Blu, dalle sonorità rock, apparentemente ironico, leggero, ma che in realtà nasconde nel profondo un concetto di amarezza: “Non sono contro lo sviluppo o l’industria – spiega il cantante – ma spero che si riesca a cambiare e a metter fine a questo abbrutimento che inevitabilmente si ripercuote sull’uomo. Certo, è salita l’età media nella speranza di vita, ma viviamo molto male”.
E uno come Ferlinghetti, che a 94 anni scrive poesie come atto di insurrezione, è un po’ il deus ex machina del disco, il grande capo sioux che appoggia l’orecchio sulla terra e ascolta il lamento degli animali morenti. Impreziosito da alcune collaborazioni come quella con il gruppo folk inglese The Folks, con il rapper Kiave in Jenny (scendi al fiume), con Ron e Dargen D’Amico in Gaia e la balena e con i Modena City Ramblers nel brano che chiude il disco Nonna Quercia folkband, l’album si apre con Haka degli All Blacks ed è composto da 18 brani, di cui “14 sono storie ‘speciali’ di esseri umani normali. Se fosse un libro sarebbe una raccolta di racconti beat alla Gregory Corso o alla Raymond Carver. Storie di vita vissuta, di persone che ho incontrato durante i miei viaggi”.
L’album esce dopo una lunga gestazione durata otto anni: “È un disco che avevo dentro da tempo, ma che non riuscivo a realizzare. Ora che è uscito mi fa piacere ricevere molti attestati di stima, soprattutto dai vecchi fan dei Timoria. Un segno che sono rimasto sulla strada giusta. E che ne è valsa la pena aspettare così tanto”.